Scuola senza fine. Ai margini del discorso femminista
Sala Carroponte | FM Centro per l'Arte Contemporanea - via Piranesi 10 Milano

Proiezione di Scuola senza fine, di Adriana Monti

Presentazione di Lea Melandri

 

Discussione con: Lea Melandri, Cristina Morini, Paola Mattioli, Caterina Iaquinta. Introduce Elisabetta Galasso.
Modera: Elvira Vannini

Denaturalizzando le relazioni tra genere, soggetto, visualità e potere, la dimensione critico-estetica della cultura che il femminismo ha assunto a partire dagli anni Settanta, si è orientata contro una scala di rappresentazione segnata dall’autorità del canone maschile-dominante e subordinata per secoli dal discorso patriarcale. Oggi tale dimensione riemerge nell’esposizione Il Soggetto Imprevisto, come strumento funzionale a decostruire la “donna” in quanto segno, dentro un sistema binario maschile-femminile, per diventare un soggetto politico. Non basta semplicemente essere una “donna artista” per sfidare i poteri dominanti ma occorre sviluppare una visione contro-egemonica a livello di linguaggio, immagini e immaginari. Una discussione sarà sviluppata a partire da queste osservazioni, insieme a una personale prospettiva di indagine e di osservazione della mostra in corso come occasione di riflessione sul rapporto tra arte, femminismo, creatività e scrittura. Seguirà la proiezione di Scuola senza fine di Adriana Monti, uscito nel 1979 e più diffuso internazionalmente che in Italia, su una straordinaria esperienza di scoperta della soggettività che divenne la base per una nuova pratica educativa anti-autoritaria, che sfidava i saperi disciplinari a partire da una cultura che ha escluso le donne. La proiezione sarà presentata da Lea Melandri, insegnante della Scuola di via Gabbro di Affori, nella periferia nord di Milano e grande protagonista teorica del femminismo italiano.

Nei corsi delle 150 ore il fuori tema diventava il tema, quello che era stato escluso, il confine tra gli insegnamenti dottrinali e i saperi non-pertinenti, i corpi “fuori posto” (subordinati o sottomessi a un ruolo sociale, come quelli delle donne) che parlano dai margini del discorso femminista.

In opposizione alle gerarchie e assegnazioni simboliche del potere di rappresentazione (nella storia dell’arte, la cultura ma anche nella società) che, ha storicamente naturalizzato il dominio maschile come universale e “naturale”, la pedagogia femminista ha apportato un contributo fondamentale all’educazione così come ci è stata imposta, allo scopo di scardinarla e renderla “altro”. Fuori da modelli formativi e coercitivi a cui sottostare, l’esperienza delle 150 ore di via Gabbro di Lea Melandri, ricostruita attraverso racconti, testimonianze e documenti originali, è stata un laboratorio originale, poiché le corsiste iniziarono ad affrontare temi quali il lavoro domestico e riproduttivo, il legame di servitù che lega la donna alla casa, il rapporto con figli e mariti, il desiderio e l’affettività, ecc., che hanno permesso alle donne di prendere coscienza, e parola, della loro condizione sociale.

 

Immagine: Corso delle 150 ore, anni '70. Courtesy: Lea Melandri

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